Mani d’Africa

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Mani d’Africa è un progetto nato nel 2011 con l’obiettivo di coltivare, sviluppare, rinnovare forme di artigianato presenti nel villaggio di Pomerini, sull’altopiano di Iringa, e renderle una fonte di sostentamento per diverse persone del luogo. Questo è avvenuto attraverso incontri tra persone che vivono lontane, fisicamente e culturalmente.

Da questi incontri sono nati percorsi di crescita professionale e umana, e una linea di prodotti che porta il nome di questo progetto “Mani d’Africa” e che, viaggiando su diversi canali di vendita porta con sé i valori della cooperazione di comunità, e arriva a tantissime persone che, scegliendo un acquisto equo e solidale, contribuiscono al sostentamento di questo progetto e di altri progetti di Tulime.

Il primo di questi incontri, è avvenuto nel 2011 tra Roberta, stilista-artigiana romana, e i sarti di Pomerini all’interno di un piccolo spazio adibito a sartoria a quel tempo poco utilizzato, poiché scarsi i lavori commissionati dai clienti del villaggio, e del tutto insufficienti a rendere quella passione e quelle competenze un lavoro capace di sostentare la loro vita e quella delle loro famiglie.

Kizito è il sarto che e‘ stato coinvolto nel progetto dall’inizio e ancora ne fa parte, mentre le altre sarte sono cambiate nel tempo: all’inizio c’erano Alfonsina e Wema, poi sono arrivate Regina e Annunziata.

I pochi mezzi, la mancanza dell’elettricità e di tecnologie avanzate non sono state da ostacolo alla nascita di questa linea di manufatti sartoriali, frutto della mescolanza tra i coloratissimi tessuti locali e i modelli dal trend occidentale, condita del fascino di questa terra dove lo scambio e la collaborazione trasformano piccole risorse in grandi risultati.

E così la piccola, trascurata sartoria di Pomerini presto si trasforma in un luogo vivo, dove il battito incalzante delle macchine a pedali, musica, voci, colori, animano un luogo dove creatività e manualità possono finalmente creare delle opportunità.

hai mai indossato una pentola
Ma “Mani d’Africa” non è solo sartoria: un’altra antichissima tradizione artigianale locale che il progetto coltiva e incentiva è l’intreccio del milulu (fibra vegetale), con cui vengono realizzati cesti di diverse forme e diverse dimensioni. Inizialmente questa attività veniva svolta dalle donne in maniera individuale e isolata, ma il progetto si pone l’obiettivo di avvicinarle, e sempre nel 2011 crea una cooperativa, che mette insieme tutte le donne della zona dedite a questa attività, creando, anche in questo caso scambio, confronto, collaborazione. I cesti entrano a far parte della linea di prodotti “Mani d’Africa”, e il notevole incremento della loro vendita genera maggiore richiesta, maggiore lavoro, maggiore stabilità economica per chi li realizza. Da qualche tempo nel progetto Mani d’Africa sono stati aggiunti anche colorati bracciali e collane in fibra di milulu.

Il milulu è una pianta che cresce ad alcuni chilometri da Pomerini, vicino al fiume Ifuenga.
Andarlo a raccogliere è un impegno che può richiedere un’intera mattinata. Da quelle parti si cammina a piedi.

Le donne, le artigiane, lo portano in spalla in enormi fascine e lo essiccano al sole per tre giorni. Ogni passaggio di questo lavoro è molto complesso. Per un cestino di media grandezza servono due giorni di lavoro senza sosta. Per un cesto grande invece può essere necessaria anche una settimana. Le fibre colorate sono il frutto di una bollitura dei milulu con colori trovati in natura.

Le artigiane intrecciano ogni giorno fibre naturali, e con esse una storia migliore per sé e per le loro famiglie, una speranza per tutto il villaggio.

Nel 2012 si sperimenta la creazione di una linea di gioielli attraverso l’utilizzo della terracotta, tecnica conosciuta e usata in loco per la realizzazione di vasi. Anche questo è frutto di un incontro, tra Mariagrazia, artigiana italiana e cinque donne di Pomerini, esperienza in cui si cerca di dare nuova espressione a un’antichissima tecnica, creando nuove forme, che diventeranno presto collane, orecchini, bracciali.

 

foto ® Giorgio Vacirca/Frida Miranda Rodriguez [Jimmy K.]

hai mai indossato una pentola
Nel 2017 la linea di gioielli viene del tutto rinnovata attraverso nuove sperimentazioni, e il coinvolgimento di nuove persone. È il momento di Francesco, orafo-scultore italiano, e di quattro ragazze tanzaniane (Nema, Anna, Painetto, Kalista) che insieme danno vita ad un laboratorio, dove l’alluminio e gli scarti di stoffa prodotti dalla sartoria diventano bellissimi gioielli… … ma come procurarsi tutto l’alluminio necessario? Avevamo pensato di ottenerlo comprando pentole nuove – che per noi occidentali hanno un costo contenuto – ma le ragazze ci hanno evitato un grave errore perché distruggere utensili nuovi per farne gioielli era fuori dalla loro logica (adesso è così anche per noi). Ecco la soluzione perfetta: chiunque nel villaggio doni a Tulime le proprie vecchie pentole in alluminio ne riceve in cambio di nuove… GRATIS! Gli abitanti del villaggio hanno cominciato ad arrivare al laboratorio, increduli. E ogni volta che lasciano le proprie pentole e vedono in cosa saranno trasformate, si stupiscono ancora di più.

Mani d’Africa si autofinanzia attraverso la vendita delle sue creazioni, o online o durante eventi in Italia e in Tanzania. Tanti i mercatini a cui si partecipa ogni anno, tanti gli ordini ricevuti attraverso i social, tanta ancora la strada per ampliare la rete di vendite e riuscire a garantire maggiore stabilità al progetto.

Il progetto coinvolge tante persone e a ognuno di loro ha toccato la vita, portando novità, lavoro, esperienze, attivando una crescita economica e professionale che ravviva la loro esistenza e concede nuove possibilità a chi ne ha davvero poche.

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